Sicuramente negli ultimi anni non mancano i soldi per investire. E gli investitori istituzionali che investono nelle aziende hanno tanta liquidità da investire…e non solo nelle società di capitali.
Ma la concorrenza per chi cerca degli investitori finanziari è tanta e non è facile trovare un investitore che voglia mettere il capitale di rischio per supportare i piani di crescita della tua azienda.
Ma vediamo di alcuni suggerimenti utili per approcciare questi investitori ai quali sempre più aziende italiane stanno pensando.
Che cos’è un fondo di private equity?
Private Equity è, ovviamente un termine anglosassone, ma cosa è il private equity?
Più che fare una traduzione del termine private equity, forse è più utile definire che cosa è un fondo di private equity: un fondo di private equity è un soggetto giuridico, che rientra tra gli investitori istituzionali.
Alcuni studi dicono che entro il 2025 saranno investiti nei fondi di private equity qualcosa come 11 trilioni di dollari a livello mondiale. In Italia il 2021 è stato l’anno dei record con investimenti pari a 14,7 miliardi di euro e una raccolta di nuove risorse per 5,7 miliardi. Per l’Italia, si può trovare l’elenco dei fondi di Private Equity con l’AIFI, l’Associazione Italiana dei Fondi di Private Equity, Venture Capital e Private Debt.
Una società di private equity, che chiameremo, da qui in avanti, PE, ha l’obiettivo di generare rendimenti a chi gli affida il denaro per investirlo in partecipazioni societarie. Tra queste anche partecipazioni societarie di aziende non quotate. Ed anche in aziende di dimensioni minori. Le società target
Quali operazioni fa un fondo di private equity
Un PE entra nella compagine societaria di una azienda in due modi o acquistando le partecipazioni di un altro (o altri) soci e/o attraverso operazioni di aumento di capitale.
Ovviamente l’aumento del capitale sociale deve essere riservato allo stesso PE e i soci non devono esercitare il loro diritto di opzione per la sottoscrizione dell’aucap (che sta per aumento di capitale).
Ovviamente (o quasi) l’aumento di capitale è sottoscritto dal PE tramite versamento in denaro e non con conferimenti in natura.
Le due modalità possono essere presenti entrambi. Con l’aumento di capitale si apportano risorse finanziarie all’interno dell’azienda, con la compravendita di quote le risorse finanziarie vanno direttamente al socio o ai soci che vendono.
Cosa cerca un fondo di private equity?
In primo luogo, un fondo di private equity non fa solo operazioni su società quotate. Anzi, la maggior parte dei PE investe in società non quotate. L’importante è che siano società di capitali. Non importa se Società a Responsabilità Limitata o Società per Azioni. Mentre è molto difficile se non impossibile che un PE investa in una società di persone.
Poi, la prima cosa che un PE vorrà vedere è il fatturato e la marginalità operativa della tua società.
La seconda cosa che vorrà capire un PE è quanto potrà crescere il tuo fatturato nei prossimi anni e quanto aumenterà la tua redditività nei prossimi anni. Quindi vorrà vedere i tassi di crescita del fatturato e della marginalità operativa previsionali.
D’altro canto, la prima cosa che un PE vorrà capire (e sul quale si farà domande) sono le modalità ed i tempi di uscita dall’investimento (o in gergo tecnico “exit”).
Molte società quotate in borsa sono società in cui un PE ha investito. Questa è la modalità più ambita perché solitamente la più remunerativa, ma non sempre perseguibile.
Ma la quotazione in borsa non è la sola “exit”. Ne esistono di altrettanto interessanti ed altrettanto frequenti, come ad esempio la vendita ad un altro PE per una fase di crescita successiva.
Poi viene tutto il resto. Questo non significa che tutto il resto non conta. Ma se le risposte alle prime tre domande non sono positive, difficilmente procederà oltre.
Cosa vuole un fondo di private equity quando entra in una azienda
Quando un PE entra in una azienda diventa un socio a tutti gli effetti.
Dal punto di vista giuridico, il socio ha diritti patrimoniali e diritti amministrativi.
Tanto maggiore è la sua quota di partecipazione tanto maggiori saranno (o è meglio dire, sarebbero) i suoi diritti (patrimoniali ed amministrativi) e, conseguentemente, maggiore sarà il suo potere di incidere nell’amministrazione dell’azienda.
In realtà qualcuno disse che “le azioni non si contano, ma si pesano” (Enrico Cuccia) ed in altri termini, si può dire che si può amministrare l’azienda, anche se si ha solo la minoranza delle quote o azioni societarie.
Qui entrano in gioco le regole previste dallo statuto societario (che solitamente è modificato con l’ingresso di un PE), degli accordi tra i soci (patti parasociali) e tra la società ed il socio-manager. Le regole del gioco stabilite dallo statuto e dai patti parasociali sono tipicamente relative alla sfera amministrativa in senso stretto quali le decisioni dell’assemblea dei soci e del consiglio di amministrazione, le remunerazioni del consiglio di amministrazione, della nomina di revisori e sindaci.
Tuttavia, non è raro che vengano definite anche le regole del gioco a livello gestionale. Quantomeno su quegli elementi particolarmente significativi e strategici: approvazione del piano industriale e del budget annuale, investimenti e finanziamenti al di sopra di determinate soglie, assunzione di manager e figure apicali….
Al contrario, è abbastanza raro che un PE entri nell’ambito gestionale ed operativo in senso stretto. Dal punto di vista operativo, può essere (molto probabile) che il PE si riservi la nomina del direttore finanziario/amministrativo (il cosiddetto Chief Financial Officer, CFO).
Cosa ti può offrire un fondo di private equity
Sicuramente la prima motivazione per cui una azienda ricorre ad un PE è il denaro. Sia che esso vada ai soci sia che rimanga in azienda. Ma il denaro non è il solo plus che un PE può apportare alle aziende in cui partecipa.
Un’operazione di aumento di capitale di una srl, sottoscritta da un PE, cambia il modo in cui l’azienda si presenta al mondo esterno. Cambia il modo in cui i clienti, i fornitori, le banche, vedono l’azienda. Cambia l’attrattività dell’azienda verso i “nuovi giovani talenti” da assumere in azienda. Cambia l’attrattività per posizioni di rilievo all’interno dell’azienda e verso manager di elevata professionalità ed esperienza.
E una sorta di una “attestazione di qualità”.
Come presentarsi ai fondi di private equity
Non si deve dimenticare che i fondi di private equity sono soggetti istituzionali che investono del denaro (altrui) e lo fanno con modalità metodologiche e sistematiche.
Quindi, non possiamo aspettarci che il loro approccio non sia di natura finanziaria. Tutto deve essere riportato in termini di ricavi, costi, margini, capitale circolante netto, flussi di cassa e indebitamento finanziario. In altri termini, qualsiasi considerazione di natura strategica e/o operativa deve trovare un riscontro sui bilanci passati e previsionali della società.
Se vogliamo che un PE metta i soldi (di altri) nella nostra azienda non basta dire perché servono e come verranno impiegati, ma è necessario far vedere quali risultati (economici e finanziari) si raggiungeranno con questi soldi.
In ultima istanza è necessario predisporre un bilancio previsionale. (NdA: per bilancio previsionale si intende l’insieme di conto economico, stato patrimoniale e rendiconto finanziario).
Altra cosa da considerare è che un PE, dovendo per obiettivo sociale investire in aziende, vedrà numerose opportunità. Quindi sarebbe opportuno che la documentazione con la quale si presenta l’azienda e l’operazione sia strutturata, organica ed esauriente.
Conclusioni
Il fondo di private equity può essere una strada per una PMI italiana che vuole affrontare un percorso di crescita importante. In un PE, un’azienda può trovare non solo una fonte di capitale, ma anche una attestazione di qualità sulla propria realtà e sul suo futuro. Prima di approcciarlo è però opportuno tenere sempre presente che il PE è un soggetto istituzionale che investe i soldi che qualcun altro gli ha affidato. I suggerimenti che si trovano in queste poche righe partono da questa basilare considerazione.